oltreSIMposio
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Indice
1. Vita da SIM | 2.«Zapruder», il n. 56 | 3. Opinioni e commenti | 4. Vecchie glorie | 5. Fuori da SIM | 6. Calendario civile | 7. In libreria
Vita da SIM
Questo numero di OltreSIMposio arriva dopo un fine settimana di assemblea. Sabato e domenica siamo stati insieme a Roma al Casale Alba Due e finalmente almeno una parte di noi si è vista davvero, in presenza. Abbiamo discusso delle proposte arrivate per i numeri di «Zapruder», «Zapruder World» e per i dialoghi del SIMposio, che finalmente quest’anno tornerà e ne siamo molto felici. Ci siamo anche confrontati e confrontate sulla nostra associazione, su come affrontare il futuro che, come sempre, è pieno di sfide. Ma a noi le sfide piacciono e quindi ci buttiamo a capofitto.
Subito dopo l’assemblea è uscito «Branca, Branca, Branca», il nuovo numero di «Zapruder», il numero LVI o 56 se preferite. Non è la prima volta che ci occupiamo di Medioevo ma è forse la prima volta che lo facciamo dedicandogli un intero numero.
Infine, visto che siamo a fine anno, piccolo reminder: hai controllato quando scadono la tua quota associativa e il tuo abbonamento?
«Branca, Branca, Branca», il numero 56 di «Zapruder»
Il nuovo numero della rivista vuole indagare non tanto il Medioevo, anche perché l’impresa sarebbe improba in un solo numero, quanto presentare risultati, prospettive e problemi della ricerca storica, e decostruendo concetti e preconcetti su quell’epoca lunghissima che spesso viene vista attraverso le nostre lenti di interpretazione. Vogliamo provare a restituire a quell’epoca la sua giusta e dovuta complessità, considerando le sue lotte sociali e le dinamiche che caratterizzano ogni fase storica. Riteniamo che il Medioevo possa essere integrato nel dibattito odierno se si riesce a superare l’immagine caricaturale di cui spesso è vittima. Un modo per riflettere sull’età di mezzo senza farne strumento di autoassoluzione, propaganda o alibi per le barbarie contemporanee.
«Branca, Branca, Branca». Ritorno al medioevo, il numero 56 di «Zapruder»
Opinioni e commenti
Per presentare il nuovo numero di «Zapruder» abbiamo chiesto a due curatori, Fabrizio de Falco e Laura Righi, di farci una piccola anticipazione. E loro ci hanno fatto questa domanda: se avessi la possibilità di fare una sola domanda sul Medioevo, quale faresti?
Finché ce ne hai sta lì, sempre lì, lì nel mezzo
Rudy non è più e abbiamo voluto ricordarlo con le sue parole. Abbiamo cercato di ricordarne l’ironia, l’intelligenza, la gentilezza e la determinazione ripubblicando un suo intervento del 1998, rieditato poi nel 2007, che Rudy a scritto insieme a Vincenza Perilli, Luca Muscatello e Leonardo Tomasetta. Una riflessione sul negazionismo in rete che ci è stato utile già nel 2018 per la preparazione del numero 45 di «Zapruder» e che ancora oggi è ricco di spunti.
Quando il negazionismo sbarcò in rete
In questo mese di novembre, sono passati 5 anni dagli accordi di pace di L’Avana che segnano la fine della guerra civile in Colombia e l’avvio del percorso di pace fra le Farc e il governo colombiano. Abbiamo chiesto a David Serra di provare a mettere in prospettiva, a partire dalla regione di Catatumbo, sessant’anni di storia colombiana.
Scenari di riconciliazione in Colombia
Infine, anche se con un po’ di ritardo, sono andati on line i due numeri usciti nel 2020. Sono ora disponibili per il download gratuito Finis Europae, il numero 51, e L’ordine del discorso, il numero 52 di «Zapruder».
Due piccioni con una fava
Vecchie glorie
In questi giorni, ancora una volta, arrivano immagini di repressione di migranti ai confini. Questa volta è il turno del confine tra Bielorussia e Polonia ma purtroppo non sono certo immagini nuove. Ancora una volta però ci sembra che al centro di queste notizie i migranti perdano identità, molte riflessioni si concentrano sulle cause di politica internazionale, sulla volontà di un paese piuttosto che un altro di creare caos e conflitti utilizzando persone disperate in fuga. Per questo vogliamo riproporvi un articolo uscito su Scelte di campo, il numero 40 di «Zapruder» uscito nel 2016. Vittorio Ierevese riflette sull’immagine del migranti, sulla loro in-visibilità nella narrazione pubblica.
Altro che invisibili. Il paradosso delle immagini degli immigrati
un estratto:
[…] i migranti sono sempre più presenti sui mass media e sono diventati oggetto di attenzione e di dibattito in diversi contesti. Si può quindi dire che siano tutt’altro che invisibili oppure che continuano ad essere visibili in quanto invisibili. I soggetti migranti non sono invisibili soltanto perché esclusi o dimenticati, ma anche perché sono inafferrabili, insidiosi, irregolari, imprevedibili. La figura del clandestino esprime perfettamente l’insidia intrinseca dell’invisibile. D’altronde l’etimologia di clandestino ci restituisce un’immagine precisa: il clandestino è colui che sta nascosto (lat. clam) al giorno (lat. dies), che odia la luce del sole, che è occulto. Ecco quindi che un termine nato per denunciare l’esclusione sociale si trasforma nel suo opposto, sfuggendo alla logica delle intenzioni che soccombe all’autopoiesi della comunicazione.
Fuori da SIM
A proposito di studi femministi e di femminismo, Jennifer Guerra si è occupata di come questi siano stati “cancellati” dai libri di storia e ne ha scritto per «Valigiablu.it»
I movimenti e gli studi femministi “cancellati” dai libri di storia
Su Radio Onda Rossa è stato presentato l’ultimo libro di Marco Amiero, L’era degli scarti
L'era degli scarti. Cronache dal Wasteocene, la discarica globale
Calendario Civile
Il 4 novembre sono ricorsi i 55 anni dalle alluvioni di Firenze e Venezia. In particolare nel capolouogo toscano, le istituzioni locali erano impreparate a fronteggiare un evento del genere ma in soccorso della città arrivarono molte persone dal resto d’Italia e da tutto il mondo. Come dice Gianluca Lacoppola su Classe, il numero 37 di «Zapruder», “In un quadro tanto confuso, in cui le istituzioni pubbliche vengono sentite prima lontane e poi sempre più ostili, i cittadini cominciano ad auto-
organizzare i primi soccorsi3. Nei quartieri a sud dell’Arno, tagliati fuori dai collegamenti con prefettura e Palazzo Vecchio, nascono comitati spontanei che trovano il sostegno delle sezioni comuniste, dei circoli, delle parrocchie. A funzionare, scrive Franco Nencini, furono «solo l’uomo, la croce, la falce e martello, in quei due primi terribili giorni dopo il diluvio, quando la città era marcia e sventrata e si temeva di tutto»”.
La grande alluvione vista dall’«Unità». Istituzioni e comitati popolari a Firenze nel 1966
Il 23 novembre 1980, l’Irpinia è colpita da un terremoto devastante che causò quasi 3000 morti e 300.000 sfollati. Gabriele Moscaritolo ha pubblicato nel 2020, a 40 anni dall’evento, Memorie dal cratere, un libro che attraverso le fonti orali ne ha scritto una storia sociale. Un anno dopo, Paolo Pietrangeli dedicò al terremoto la sua Il 23 novembre 1980.
In libreria
Buone pratiche per la storia orale. Guida all’uso, a cura di Alessandro Casellato, editpress, 2021
Black fire. Storia e teoria del proletariato nero negli Stati Uniti, a cura di Anna Curcio, DeriveApprodi, 2020
Mestiere di storico e impegno civile. Claudio Pavone e la storia contemporanea in Italia, a cura di Marcello Flores, Viella, 2020
I vagabondi efficaci e altri scritti, Fernand Deligny, Edizioni dell’Asino, 2020
Brigate rosse: un diario politico, a cura di Silvia De Bernardinis, DeriveApprodi, 2021
Ribelli al confino, Maurizio Ribichini, ANPPIA, 2020