oltreSIMposio, n. 12 (gen 2022)
Newsletter del progetto Storie in Movimento - n. 12, gennaio 2022
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Indice
1. Vita da SIM | 2. Opinioni e commenti | 3. Vecchie glorie | 4. Fuori da SIM | 5. Calendario civile
Vita da SIM
Quello che hai davanti agli occhi è il primo numero di OltreSIMposio del 2022. Un anno che speriamo migliori con il tempo, che comincia con ancora diverse turbolenze ma che ci vede pronti. Il gruppo dei social network su cui siamo presenti è aumentato: Abraham Zapruder è sbarcat* su Instagram, un modo in più per rimanere in contatto ma anche un modo diverso per farlo. Quest’anno comincia così, apparentemente sonnacchioso ma dietro le quinte stiamo lavorando alacremente per altre novità.
Opinioni e commenti
Che anno è stato il 2021? Per provare a dare uno sguardo al 2021 di Storie in Movimento vi proponiamo, come abbiamo fatto sui nostri canali social, una retrospettiva, o un #GreatestHits di articoli dal nostro sito. Qui sotto, quindi, trovate un breve elenco degli articoli pubblicati sul sito negli ultimi 12 mesi, quelli che hanno avuto più successo o a cui siamo più affezionati.
Il 28 aprile 2021 una retata ha portato in carcere 7 ex militanti della sinistra rivoluzionaria italiana. Erano rifugiati in Francia da anni ma, nonostante questo, le reazioni da parte della stampa e della politica sono state di giubilo scomposto. La retata parigina avrebbe aiutato, secondo alcuni, a «fare i conti con la storia» o a «chiudere i conti con il passato». Per provare a ragionare di tutto questo il “nostro” Andrea Brazzoduro ha intervistato Enzo Traverso.
La retata
Quasi un mese esatto dopo, il 27 maggio 2021, il presidente Emmanuel Macron, in visita a Kigali, ha ammesso una “responsabilità” francese nel genocidio ruandese che causò l’uccisione di almeno 800.000 persone. Il dibattito sulla storia coloniale e post coloniale è parte integrante delle nostre attività, per questo quando abbiamo sentito le dichiarazioni abbiamo pensato subito che fosse il caso di ospitare sul sito un intervento su questa questione. Lo abbiamo chiesto a Michele Vollaro che ha illustrato il rapporto problematico fra relazioni internazionali, ricostruzione storica e memoria ufficiale.
Responsabilità senza colpe
Lo scorso novembre era il quinto anniversario della firma degli Accordi di pace di L’Avana che segnano la fine della guerra civile in Colombia e l’avvio del percorso di pace fra le Farc e il governo colombiano. Un percorso molto accidentato che si muove fra l’incognita della «reincorporazione» degli/lle ex guerriglieri/e delle Farc, l’ombra dei cartelli e del narcotraffico e gli strascichi di violenza, soprattutto per mano dei paramilitari. È una storia che il dibattito italiano ha quasi del tutto ignorato, così come è stata presto dimenticata la morte di Mario Paciolla in circostanze ancora poco chiare nel luglio 2020. In vista di quell’anniversario abbiamo voluto mettere in prospettiva gli ultimi sessant’anni di storia colombiana, perché quella storia, l’omicidio di Paciolla, il conflitto e gli accordi, deve tornare porci degli interrogativi. Lo abbiamo fatto con il contributo di David Serra che parte dal caso della regione del Catatumbo.
Scenari di riconciliazione in Colombia
Il 16 novembre, durante un appuntamento del seminario “Etica e politica nella prospettiva di genere”, la storica della medicina Giulia Pomata ha definito l’identità trans patologica e pericolosa. Una posizione che ha diverse sostenitrici in un gruppo di femministe, le cosiddette Terf (trans exclusionary radical feminists). A quell’incontro ha partecipato Porpora Marcasciano presidente del MIT (Movimento identità trans) e da questo spiacevole episodio è nata una chiacchierata tra la “nostra” Alice Corte e Porpora sui movimenti femministi e trans e sulle loro intersezioni e scontri. Fino ad arrivare, a ritroso, all’inizio di una storia collettiva: Stonewall.
Attraversamenti
Vecchie glorie
Proprio il giorno prima della pubblicazione di questo numero di OltreSIMposio è stato il 50° anniversario della domenica di sangue in Irlanda. Il 30 gennaio 1972 nella cittadina di Bogside, contea di Derry, i soldati del primo battaglione del Reggimento Paracadutisti dell'Esercito britannico, già implicati in altri massacri, aprirono il fuoco sui partecipanti alla marcia di protesta organizzata dalla Northern Irland Civil Rights Association. Le vittime furono 14, altrettanti i feriti. Sul numero 10 di «Zapruder», Scritture fratricide, abbiamo ospitato un’intervista a Ken Loach a cura di Tom Behan che riflette su guerre civili e lotte sociali del XX secolo.
un estratto:”
D: All'apice della guerra in lrlanda, durante gli onni settonta, la sinistra spesso diceva che molte delle tecniche repressive e la "propaganda nera" usate dogli inglesi, prima o poi, sarebbero state utilizzate anche qui in patria. E ora abbiamo la “guerra al terrorismo/terrore”...
R: Certo. Per essere chiari: la tortura (o, per usare una terminologia raffinata, «il trattamento inumano e umiliante») è oggi utilizzata su scala molto più vasta a Guantanamo e negli altri posti che abbiamo invaso. Solo che oggi i governi sono più sofisticati: siccome non ti vogliono torturare in casa ti portano altrove... Purtroppo le tecniche usate dagli inglesi in lrtanda sono abbastanza blande se paragonate a quelle che usano gli americani e gli inglesi a Guantanamo e Abu Ghraib e gli israeliani in Palestina.
Fuori da SIM
A gennaio ripartono i corsi della Libera Università del Sapere Critico (LUSC) della stagione 2021/22 del Centro studi movimenti di Parma, fruibili sia in presenza che on-line. La LUSC offre corsi tematici di storia contemporanea e dei movimenti politici e sociali, antropologia culturale e storia dell'arte attraverso un approccio critico del presente. Per informazioni potete andare sul loro sito.
In tempi di (ri)elezioni presidenziali italiane, per caercare una risposta partecipata alla crisi, Lorenzo Zamponi ha provato a storicizzare la Seconda Repubblica “per liberarsi degli anni Novanta”.
Non si esce vivi dalla Seconda Repubblica
Calendario Civile
Vista la ricorrenza del Giorno della memoria, vi vogliamo riproporre un articolo di Mauro Valeri. L’articolo è uscito su Tifo!, il numero 48 di «Zapruder», e racconta le storie di tre pugili: Battling Siki, Leone Jacovacci e Johann Trollmann. Sono pugili attivi negli anni 20 e 30 che sul ring si dovettero scontrare anche contro i pregiudizi razziali verso neri, mulatti e sinti. Trollmann fu campione tedesco dei mediomassimi nel 1933 ma era un sinto e per questo finì i suoi giorni nel campo di sterminio di Neuengamme. Lì, riconosciuto dai suoi carcerieri e costretto ancora a combattere, nonostante tutto, vinse anche quegli incontri.
Il nero, il mulatto e il sinto
Un estratto:
Emblematico è il caso del pugile statunitense Jack Johnson, il primo nero a conquistare il titolo mondiale dei pesi massimi nel dicembre 1908, battendo il bianco canadese Tony Burns. La sua è una vittoria venne considerata disonorevole per la “razza” bianca e, in molti, tra cui lo scrittore Jack London, si impegnarono a ricercare la “Grande Speranza Bianca” (The White hope), cioè un pugile bianco capace di sconfiggere Johnson e di “riprendersi l’onore perduto”. Ma Johnson era troppo forte e batté il bianco canadese Stanley Ketchel, e soprattutto, nel 1910, il bianco statunitense Jim Jeffries, in quella che era stata presentata dai quotidiani come “la sfida del secolo”, in cui la “razza bianca” avrebbe riconquistato la sua superiorità. Quando la notizia della vittoria di Johnson divenne di dominio pubblico, si registrarono tumulti e linciaggi di neri, tanto che, per paura di ulteriori disordini, venne vietata la proiezione