oltreSIMposio, n. 29 (feb 2025)
Newsletter del progetto Storie in Movimento - n. 29, febbraio 2025
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1. Vita da SIM | 2. Opinioni e commenti | 3. Vecchie glorie | 4. Calendario civile | 5. Fuori da SIM | 6. In libreria
Vita da SIM
Siamo tornate con il nuovo anno. La nostra fortuna è che non facciamo buoni propositi, ci diamo degli obbiettivi. Quest’anno siamo pronti con progetti e proposte che vi arriveranno. Intanto: con l’iscrizione tutto apposto? No, perché nel caso non foste iscritte o iscritti, oppure se fosse scaduta ricordate che potete farla qui. AH! Se poi foste tra i nostre lettori o le nostre lettrici non abbonate, qui potete abbonarvi a Zapruder.
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Opinioni e commenti
Si è concluso il 19 dicembre 2024, in Francia, nel dipartimento del Vaucluse, il primo grado del processo contro Dominique Pelicot e altri 50 uomini. Il primo è stato condannato per aver drogato sua moglie Gisèle con un ansiolitico regolarmente prescritto e di averne organizzato lo stupro, quando era incosciente, per più di 200 volte e da parte di 80 uomini, contattati su una chat eloquentemente chiamata «à son insu» (a sua insaputa). 50 di questi (dai profili più disparati per età, mestiere, stato civile…) sono stati individuati, accusati e giudicati colpevoli. Pelicot ha inoltre filmato e meticolosamente archiviato (in una cartella del suo computer che ha chiamato «Abusi») queste violenze.
«La honte doit changer de camp» (la vergogna deve cambiare campo) ha affermato Gisèle, chiedendo che il dibattimento del “processo di Mazan” (dal nome del luogo di residenza della coppia) si svolgesse a porte aperte, in quanto il dispositivo del processo a porte chiuse partecipa alla colpevolizzazione delle vittime di violenza sessuale. Gisèle non ha niente da nascondere, la vergogna da esporre al giudizio anche pubblico è tutta dalla parte degli accusati. Molte femministe, a partire da questa presa di posizione, hanno fatto appello, come Lola Lafon, a fare, intorno a quel che succede al processo «un baccano d’inferno».
Per questo motivo abbiamo pensato di pubblicare alcune brevi interviste, fatte da Sofia Bacchini, Francesca Capece, Maddalena Cataldi e Bianca Gambarana, a partire dal “processo di Mazan” e dai tanti temi che sta facendo affiorare, con studios@ che di questi temi si occupano, ciascun@ a suo modo, in una prospettiva storica.
Il nostro contributo a quel necessario, sacrosanto «baccano d’inferno».
«Ogni processo per stupro è un processo politico». Fare un baccano d’inferno dagli anni settanta
Fare un baccano d’inferno perché anche la paura cambi campo
Vecchie glorie
In risonanza con le interviste al processo agli uomini di Mazan, ripubblichiamo qui un intervento di Nicoletta Poidimani uscito su Faster, Pussycatt! Kill! Kill!, il numero 50 di Zaprder.
Verso la reale liberazione. Riflessioni sull’autodifesa femminista.
Un estratto:
“Oggi il gioielliere è autorizzato (quasi invitato!) a uccidere chi cerca di derubarlo; ma per la donna che, dopo decenni di atroci violenze, si libera del proprio aguzzino ammazzandolo non restano che il carcere o la psichiatrizzazione e, ovviamente, lo stigma sociale a vita.
Condannare giuridicamente e socialmente come violenta la donna che reagisce è uno degli strumenti dello stato patriarcale per ribadirne la subalternità. E anche quando lo stato si trova costretto a riconoscere a una donna la “legittima difesa” – per altro nei termini di “eccesso di legittima difesa” [corsivo mio] – l’impronta culturale patriarcale si manifesta nella solidarietà espressa al potenziale uxoricida, come nel caso di Lorenzo Sciacquatori – ucciso dalla figlia, dopo decenni di violenze, nel tentativo estremo di difendere la madre che stava per essere strangolata – lungamente applaudito dalla folla presente alle esequie”.
Calendario civile
La prima proposta di istituzione di una Giornata della memoria prevedeva come data quella del 16 ottobre. Secondo Furio Colombo, estensore della proposta, sarebbe stata più adatta quella perché più legata alla storia della partecipazione italiana alle deportazioni e al genocidio, il 16 ottobre 1943 infatti avvenne il rastrellamento del ghetto di Roma. Venne poi scelto di adeguarsi alla data internazionale. Non vogliamo fare un’analisi su come la scelta della data abbia o meno influenzato la memoria dell’Olocausto in Italia. Ma, ripubblicando qui un intervento di Lidia Martin (che non è la prima volta che riproponiamo ma ci sembra opportuno farlo), vogliamo ragionare su cosa è il Calendario civile, quale scopo ha fissare una data per il ricordo, i suoi rischi e le sue opportunità.
Contro-calendario civile o contro il calendario civile?
Fuori da SIM
Su Jacobin, Sofia Santosuosso fa un ragionamento sul latino a partire dalla proposta del ministro Valditara di reintrodurlo nella scuola secondaria di primo grado
Per un latino del secondo millennio
Francesco Pota sulla sua newsletter ha raccontato del rapporto tra il movimento socialista e comunista di inizio Novecento e lo sport. Una storia che parte e arriva con le Olimpiadi dei lavoratori.
Lo sport proletario
Da due mesi, la popolazione serba, in particolare gli e le studenti, sta scendendo in piazza contro il governo dopo la tragedia che ha ucciso 15 persone a Novi Sad. Su Osservatorio Balcani Caucaso, Massimo Moratti fa un resoconto degli ultimi giorni.
La Serbia che protesta
In libreria
Shlomo Sand, L’invenzione del popolo ebraico, Mimesis, 2024
Marco Di Donato, Hezbollah. Storia del Partito di Dio, Mimesis, 2025
Stefano Tevini, White power. La letteratura come strumento di propaganda fascista: il nuovo immaginario del suprematismo bianco americano, Redstarpress, 2024
Ritanna Armeni, A Roma non ci sono le montagne. Il romanzo di via Rasella: lotta, amore e libertà, Ponte delle Grazie, 2025
Etienne de Montety, La grande tribolazione, Edizioni E/O